Benoît Barbagli e Bertrand Lanthiez
a cura di Caterina Zevola
OpenBach, Parigi, 2018
Emosophie, il primo capitolo del progetto sperimentale IT’S A MATCH!, è la storia di due eroi romantici moderni, due viaggiatori solitari, una coppia che condivide un’emergenza, una necessità. Ma è soprattutto la storia di un incontro tra due anime affini, tra due poetiche artistiche che hanno percorso, senza saperlo, le stesse strade intellettuali.
Benoît e Bertrand, a diverse latitudini e paralleli, sentono il bisogno di ristabilire un contatto emotivo con la Natura che li chiama. Senza un itinerario prestabilito, si avviano verso territori caratterizzati dall’assenza di figure umane e animali, alla ricerca soprattutto di un’eco delle loro anime.
Il mito del genio solitario si reinventa. Entrambi si allontanano dai mondi civilizzati conosciuti per avvicinarsi a terre desolate dove la Natura è cruda, vegetazione rara che si manifesta nelle sue dimensioni più severe e grandiose.
La loro bussola obbedisce alle vibrazioni di Madre Terra; contatto diretto e simbiotico che usano come se fossero moderni rabdomanti. Sorgono in attesa dei suoi movimenti, dei suoi fenomeni atmosferici e fisici cercando così, prima ancora di essere spirituali, una fusione dei sensi e dell’anima con le forze della vita in piena adesione corporea.
I due artisti si immergono nella Natura, contemplano il mondo naturale come un poeta, con un desiderio di estasi di panico, fino a sentire in bocca il sapore del Mondo. Come due erranti assetati, Benoît e Bertrand risvegliano in noi il senso del sublime della Natura e ci invitano a rallentare la velocità dettata dalla nostra modernità per reimparare quella della Terra, per raggiungere la rigenerazione, la catarsi.
Emosophie è un racconto in duetto, un brano a due voci, costruito da meditazioni e aspettative, dove la realtà dell’ambiente naturale viene interpretata per la sua capacità di suscitare emozioni. Emosophie è la storia di una doppia odissea in movimento.
I lavori qui presentati non hanno limiti. I due artisti diventano così portatori di favole contemporanee che celebrano l’interiorità umana.
Benedetto inscrive nelle pagine del suo racconto un corpo di tratti androgini, quasi un efebo greco, ma questo non è un corpo specifico. L’uomo qui presentato ha una natura qualitativa: rappresenta un’umanità. Benoît ci racconta una possibile storia dei corpi. In tensione sessuale, le sue figure sono in volo verso Madre Terra. È dunque con fervore romantico che sale sulle vette dei monti, che si butta nel vuoto per sprofondare nell’abisso, che abbraccia le rocce. Con, ancora in mano, un mazzo di fiori offerto a questo amante perduto. Come un bambino prodigio che torna a casa.
Bertrand, intanto, fa un ulteriore passo avanti. Nel suo lavoro, non ci sono più evidenti punti di riferimento naturali. Non restano che le emozioni liquide, sfuggenti, impalpabili che l’artista ha raccolto meticolosamente nel corso della sua carriera.
Il risultato è un’esperienza immersiva e sensibile di sinestesia, un nuovo paesaggio sonoro e visivo, sia naturale che artificiale, in cui l’umano e il non umano si intrecciano, nel suo lavoro “il nulla è mai stato così sicuro”.
Questo scambio dialettico, avviato da Benoît e Bertrand, diventa la narrazione simultanea del romanticismo. Il risultato di questo incontro sfocia in un dialogo dicotomico sottolineato in seguito dalla scenografia che si articola in due parti: un cubo bianco e uno nero.
Emosophie presenta così due antologie, i diari artistici di due ferventi “Romantic Supporters”, per i quali la temporalità è immaginaria e sospesa tra un passato lontano e un futuro prossimo.
Emosophie è un omaggio alle emozioni che si traduce in un sincretismo sensoriale in cui corrispondono due poteri e attrazioni poetiche.